Venerdì 26 e Sabato 27 maggio si terrà a Taormina (ME) – come voluto dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi – il 43esimo G7, la runione dei capi di stato dei sette Paesi più industrializzati al mondo. Tra questi: Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito e la nostra Italia. Per alcuni dei presidenti – Donald Trump, Theresa May, Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni – sarà la prima volta al G7. Quanto agli altri, ci avranno ormai fatto il callo. Alla riunione parteciperanno anche il presidente del Consiglio e della Commissione europea, rispettivamente Donald Tusk e Jean-Claude Juncker.
Il G7 (Gruppo dei 7) nasce nel 1975, ma viene formalizzato solo nel 1986, quando il Canada aderì al precedente gruppo dei 6. Esso si pone come obiettivo principale la messa a punto delle politiche economiche a breve termine tra i Paesi membri. Anche se in realtà, secondo i più, è un’occasione per i capi di governo per incontrarsi, mangiare insieme e scattare qualche foto. Sarà Gentiloni, in quanto Presidente di turno, a dare il via alle danze decidendo i vari argomenti. Questi devono essere naturalmente di ampia portata per soddisfare le prerogative di tutti e sette i partecipanti. La scelta del posto varia, in genere, in base al Paese ospitante. Quest’anno la patata bollente è finita nelle mani dell’Italia che inizialmente aveva optato per Matera, ripiegando poi su Taormina come propaganda di sensibilizzazione sulla questione migranti.
Paolo Gentiloni, classe 1954, 62 anni, giornalista e politico italiano. Muove i suoi primi passi al servizio della cosa pubblica nella sinistra extraparlamentare, per poi legarsi al Movimento Ecologista di Legambiente e a Rutelli, di cui diventa portavoce durante il mandato di sindaco nella Capitale. Nel 2001 fonda, insieme ad altri ‘La Margherita’ ed entra in Parlamento. Nel 2006, sotto il governo Prodi, ricopre la carica di Ministro delle Comunicazioni, per poi rigettarsi su quella di Ministro degli Esteri nel 2014. Giunto alla Farnesina inizia a intrecciare diversi rapporti internazionali: si pone in una sorta di mediazione tra Russia e USA, intessendo relazioni con entrambi i partner. Si interessa personalmente alla vicenda dei Marò e di Giulio Regeni, scontrandosi diplomaticamente sia con l’India che con l’Egitto. Vola a Cuba subito dopo il disgelo con gli USA e a Teheran prima e dopo lo storico accordo sul nucleare. Nella Commissione Europea diventa portavoce della situazione migranti in Italia, chiedendo che questa non venga lasciata sola. L’11 dicembre scorso, in seguito alle dimissioni dell’ex premier Matteo Renzi – per la sconfitta ‘personale’ subita con la vittoria del NO al Referendum – viene nominato Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana.
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