Procuratore Lo Voi: “a Trapani sistema di corruzione generalizzato”

Situazione cupa a Trapani, secondo gli investigatori : “La pubblica amministrazione di Trapani è un magma generalizzato di illegalità. Questo per dire che se questo magma dilaga, si espande, si solidifica e si rompe, dietro i cocci, le pietre laviche troveremo Cosa Nostra”. “Una stagione nuova del baratto”. Così la definisce Guido Ruotolo, il giornalista che si è occupato di sviscerare l’inchiesta trapanese. Sì, perché nei pubblici ambienti spesso non si ricercano più professionalità o competenze, ma merci di scambio. Un rolex in questo caso.

Ciò che emerge dalle carte dell’inchiesta di Trapani é quello che il Procuratore di Palermo Lo Voi definisce un “sistema di potere della corruzione” che coinvolge praticamente la totalità della vita pubblica e amministrativa. “Trasversale, non ideologica, non partitica”. Al tempo della crisi delle ideologie il materialismo fa padrone, soprattutto a livello locale, lontano dai riflettori della politica nazionale. La palla passa al ministro dell’Interno Marco Minniti: dovrà valutare se sospendere la campagna elettorale per il sindaco di Trapani. Dei due candidati del centrodestra, il deputato regionale Domenico Fazio, è agli arresti domiciliari, mentre il senatore Antonio D’Alì attende la pronuncia del giudice sulla misura di sicurezza che gli imporrebbe l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza: nonostante sia stato assolto per prescrizione del reato, i pm di Palermo lo ritengono un elemento pericoloso, legato ad ambienti mafiosi.

In attesa della decisione del ministro, Fazio e D’alì hanno deciso di sospendere la campagna elettorale. Ad essere indagato per corruzione è anche il presidente dell’assemblea regionale siciliana, Rosario Crocetta: l’armatore Morace gli avrebbe pagato una vacanza in albergo a Filicudi ). Sempre Morace, conosciuto come “il re degli aliscafi” avrebbe finanziato con 5.000 euro il movimento “Riparte Sicilia” dello stesso Crocetta. Nell’inchiesta si indaga anche sulla posizione del ministro con delega sul Mezzogiorno De Vincenti, che secondo lo stesso Morace, avrebbe aiutato l’imprenditore nell’acquisto della Siremar, compagnia di trasporto marittimo. Altri indagati sono l’ex giudice amministrativo De Lipsis e il presidente dell’Antitrust Pitruzzella.

Emerge ancora una volta in tutta la sua evidenza la debolezza delle istituzioni politiche. Sono passati 25 anni dalla morte di Falcone ma l’impressione è che la commistione tra mafia e Stato non arretri di un passo, insinuandosi nei pubblici poteri non più a colpi di lupara bensì con regali a cinque zeri. Le cinque stelle però incombono.