cronaca

Bologna, esercenti contro abusivi in centro

In alcune zone centrali di Bologna la soglia di un qualsiasi locale rappresenta una piccola frontiera, una linea che separa l’economia legale dalla quella sommersa. Stiamo parlando di piazza Verdi, via Petroni, piazza Aldovrandi ma anche piazza San Francesco, e altri luoghi del centro città. Il confronto tra le due realtà sfocia inevitabilmente in uno scontro che si fa sempre più serrato. La convivenza tra i contendenti è scandita da tensioni e episodi spiacevoli che fanno da corredo al conflitto economico: da 10 giorni anche gli abusivi hanno dovuto abbassare il prezzo della birra da 2€ a 1,5€ perché molti esercenti avevano ridotto le loro tariffe, facendo arrabbiare “l’organizzazione criminale” della zona. Questo è quello che ci riferiscono gli osti della zona. «Mi hanno accerchiato in dieci – racconta – e uno di loro mi ha gettato una bottiglia davanti ai piedi. Ogni volta è così, vengono in gruppo, cercano di intimidirti, anche se con me non ci provano a fare la voce grossa: peso 150 chili. Ma mi urlano “ciccione” e mi insultano, quello sì» riferisce Massimiliano Bolelli del Balazone, in via Petroni, esasperato.

Gli abusivi operano in gruppi organizzati: alcuni si occupano della custodia della merci: droga, birra, fino ad arrivare alle biciclette; altri invece, spesso sotto effetto di droghe e stupefacenti per aumentare la loro produttività, si dedicano alla vendita ai consumatori. «Bira?» «Bira?» «vòBira?» «Bira?» questo è il familiare tam tam per chi frequenta quelle zone, abituato ai trotterellanti venditori che trafficano avanti e indietro. I clienti sono per lo più studenti, che per convenienza economica o solidarietà non ostacolano per nulla il lavoro illegale degli abusivi, anzi spesso lo appoggiano. Rachid, socio del cafè Paris spiega: «In piazza Aldrovandi i boss sono due, lo sanno tutti. Gli studenti stanno seduti e aspettano di essere serviti, il loro locale è la piazza». A volte lasciano lo zaino delle birre tra gli studenti. «Chiedono ai ragazzi: “Lo posso lasciare qui?”. E loro accettano. Non capiscono».

Il quadro che emerge è quello di vere e proprie piccole organizzazioni che operano in strada, in grado di dettar legge. In passato si parlava di poche unità di bengalesi che vendevano una dozzina di birre al massimo, adesso, complice l’ordinanza che impone la chiusura anticipata dei locali, il fenomeno è diventato preoccupante. I bidoni della spazzatura vengono utilizzati come depositi per la birra e guai a toccarli.

Se l’amministrazione non interverrà con mano ferma, questi individui rischiano di prendere sempre più campo e risorse. La polizia municipale “sequestra ogni giorno decine di bottiglie abusive” dice il sindaco Merola su Facebook, ma non è abbastanza. Il traffico di birra in vetro continua incessante, e con esso, l’evasione fiscale e le risorse di queste comunità abusive organizzate: il tutto a pochi metri dalle auto degli agenti.

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