Chi è George Pell, il cardinale accusato di pedofilia
Il “numero tre” del Vaticano, George Pell, è indagato dalla polizia australiana per abusi sui minori commessi negli anni 70 quando era parroco nella sua cittadina in Australia. Il cardinale dovrà quindi tornare in patria per difendersi.
La notizia è stata ripresa in tutto il mondo in quanto George Pell rappresenta una delle figure più importanti e al tempo stesso controverse della Chiesa Cattolica.
Soprannominato in Vaticano “canguro” per le sue origini australiane, è conosciuto come un cardinale decisionista e conservatore, almeno in materia di fede e morale, più morbido sui temi sociali, come l’accoglienza dei rifugiati.
Per questo mix di caratteristiche Papa Francesco lo ha voluto a Roma nel febbraio del 2014, nominandolo primo prefetto della Segreteria per l’economia, l’organo voluto da Bergoglio per armonizzare le politiche di controllo riguardo alla gestione economica della Santa Sede.
E’ lui che tiene i conti in Vaticano. Dal 2012 fa parte del C9, il consiglio dei nove cardinali creato da papa Francesco con il quale lavora a stretto contatto nella riforma della Chiesa.
Nato a Ballarat nel 1941 è sacerdote dal 1966. Dopo essersi laureato in teologia all’Università Urbaniana di Roma, ha conseguito il dottorato in filosofia della storia della Chiesa all’Università di Oxford.
Dal 1996 diventa settimo arcivescovo metropolita di Melbourne e quattro anni dopo arriva la nomina ad arcivescovo metropolita di Sidney. La sua elevazione a cardinale, voluta da Giovanni Paolo II, risale al 2003.
Nell’arco di un ventennio Pell ha ricoperto importantissimi ruoli in Vaticano nonostante nel suo passato si celino parecchie ombre: all’epoca in cui era arcivescovo a Melbourne si è trovato al centro di un’indagine della Commissione nazionale d’inchiesta australiana durante la quale venne accusato di insabbiare episodi di molestie sessuali subiti da minori all’interno della sua diocesi. In Australia è conosciuto per aver sostenuto l’irrilevanza del cambiamento climatico.
Pell ha sempre negato le accuse sulle molestie ma nel 2013 ha puntato il dito contro la scarsa selezione dei preti in Australia, ammettendo quindi il verificarsi degli abusi ormai divenuti innegabili. Secondo il Parlamento australiano sarebbero almeno 620 i minori abusati da clericali australiani dal 1930 ad oggi.