Un padre che racconta il dolore più grande. La storia di “Giuseppe”
Quella che sto per raccontarvi è una storia fatta di coraggio, di amarezza, di amore e solidarietà. È una storia che nessuno vorrebbe mai leggere ma che insegna tanto, perché a volte anche le peggiori disgrazie lasciano spazio a qualcosa di bello e utile, come la voglia di aiutare il prossimo affinché non accada a nessun altro quello che è accaduto a te.
El Grinta è lo pseudonimo di un padre che racconta questa storia. La sua è la storia di cui nessun genitore vorrebbe essere mai protagonista perché- tutti lo sanno- un genitore sopporta tutto per un figlio, tranne che sopravvivere a lui.
E lui, senza volerlo, ha scritto un libro che racconta il suo dolore più grande: la storia del figlio Giuseppe, che a soli 21 anni, tartassato da molti dubbi sulla propria identità di genere, nella notte tra il 24 e il 25 marzo 2014, ha deciso di togliersi la vita.
Ho scritto per non impazzire. Scrivere era come ritrovarlo. Io non sono un filantropo, è una cosa che è capitata. Scrivevo per calmare me stesso e l’effetto di questa narcosi è poter fare del bene
L’intento di questo padre coraggioso è lanciare un messaggio d’amore soprattutto a genitori, educatori, professori: “Bisogna amare i propri figli, sopratutto i più fragili. Bisogna aiutarli a superare quelle pericolose inquietudini interiori e fare di tutto, accettarli. Attenzione, questo non significa dire sempre sì, ma cercare di capirli e guadarli perché qualsiasi problema può diventare un calvario”, mi dice.
E mentre parla del suo grande dolore, capisco perché ha scelto questo pseudonimo e mi sembra di toccare con mano quel vortice di emozioni, grinta, coraggio, forza e voglia di aiutare.
Qualsiasi problema può diventare un calvario. El Grinta è sceso in campo per stare vicino a questi ragazzi più fragili. Non ho la pretesa di salvare nessuno, ma possiamo portare un messaggio d’aiuto, di luce, apertura e positività
Poi, mi racconta della sua battaglia, che continua nonostante le rimostranze delle persone che più ama, i suoi familiari, che spesso gli hanno rimproverato di svelare i dettagli più intimi della vita di Giuseppe. Ma lui va avanti. Lo fa anche perché vuole onorare la memoria del figlio, offrendo una importantissima testimonianza per chi si ritrova ad affrontare momenti come quelli affrontati da Giuseppe:
Giuseppe aveva problemi di identità di genere. Io e mia moglie lo sapevamo dal 2008, ma lo abbiamo sempre accettato. Non conoscevamo il suo proposito di suicidio, non lo aveva mai fatto capire a nessuno. Giuseppe era un ragazzo un po’ introverso, ma a modo suo amava la vita
La nostra chiacchierata prosegue con i racconti di questo padre che va in giro per l’Italia, raccontando generosamente la storia di questo figlio che ha scelto di andarsene troppo presto. E infine, mi legge le ultime parole che Giuseppe ha lasciato alla propria famiglia: “Troverò la pace che non ho mai avuto. Non è colpa vostra. Non fa per me questa vita. Ho sempre odiato il mio lato maschile(…). Mi piacerebbe molto che sulla lapide venisse messo il nome Noemi. Ora sarà dura, lo so, ma piano piano andrà meglio”.
La presentazione del libro, intitolato “Giuseppe”, è arrivata anche in Sicilia. Sabato 8 luglio il libro verrà presentato alle ore 17 all’Homi Country Retreat, in via Madre Teresa di Calcutta 75, a Partinico. E sempre sabato 8, alle ore 19, sarà possibile partecipare alla presentazione a Terrasini, nello Spazio Eventi Agemina, in corso Vittorio Emanuele 254.
Il libro è stato pubblicato nel 2016 , ha già ricevuto in tutta Italia diciassette riconoscimenti, vincendo vari premi letterari. È stato anche finalista dell’edizione 2016 del famoso “Premio Piersanti Mattarella” .