Il vaccino contro il papilloma virus (HPV) non può (e non deve) essere considerato obbligatorio in Colombia: questa la decisione della Corte costituzionale colombiana. La suprema corte lo scorso 27 agosto ha stabilito che lo Stato non può prendere decisioni sul corpo dei suoi cittadini, e se lo facesse, lederebbe la dignità umana. Secondo la Corte, ad ogni paziente deve essere lasciata la libera scelta se sottoporsi o no a qualsiasi trattamento sanitario.
La sentenza ha sollevato numerose polemiche, non meno della vicenda che ha portato a questa decisione, cioè quella delle oltre 200 ragazze che si sono sentite male dopo una vaccinazione in una scuola di Carmen del Bolivàr.
Altri casi di reazioni avverse sono stati segnalati sempre in Colombia, e la risposta delle autorità è sempre stata contraddittoria: all’inizio per il caso di Carmen del Bolivàr la causa di nausee, svenimenti, intorpidimenti e cefalee era stata attribuita a delle patatine fritte; successivamente, quando si dimostrò che non tutte le ragazze le avevano mangiate, l’interpretazione dei medici è stata quella di “isteria collettiva”.
Pertanto un’avvocato ha portato la questione in tribunale perchè in seguito alla vaccinazione anche sua figlia soffriva di dolori neurologici cronici. Così si è arrivati alla sentenza della Corte Costituzionale colombiana, accusata ora di gettare discredito su una conquista scientifica. Secondo l’Organizzaione Mondiale della Sanità il vaccino offre il vantaggio di immunizzare la popolazione al papilloma virus, responsabile del cancro della cervice uterina e presenta quindi per i pazienti più benefici che rischi.
La Corte costituzionale nell’emanare la sentenza ha tenuto conto di numerosi pareri scientifici, i quali sono giunti alla conclusione che ogni vaccinazione deve essere scientemente valutata caso per caso, onde evitare la somministrazione a pazienti che hanno precedenti di malattie autoimmuni nella loro famiglia, visto che in alcuni casi il vaccino è stato ritenuto responsabile di queste malattie.
Occorre aggiungere che il vaccino non era esattamente obbligatorio: le ragazze potevano essere esonerate qualora avessero presentato una dichiarazione scritta dei genitori. In assenza di tale dichiarazione, il trattamento sanitario diveniva obbligatorio. Tale procedura è stata ritenuta comunque illegittima dalla Corte costituzionale colombiana.
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