Con uno scarto di solamente 16 voti è stato bocciato ieri alla Camera l’emendamento che introduceva la possibilità per i malati di coltivare la cannabis a casa propria. La decisione contraria alla proposta di M5S e Sinistra Italiana è arrivata dai banchi del Partito democratico e di Forza Italia. La proposta originaria prevedeva la legalizzazione della cannabis ricreativa, ma durante l’iter legislativo è stata di fatto tranciata, mantenendo solo la parte sull’uso terapeutico. Il padre della riforma Daniele Farina si è anche dimesso per protesta da relatore del disegno di legge.
L’unica novità introdotta sarebbe la possibilità per il governo, di “individuare, con decreto del Ministro della salute, uno o più enti o imprese, da autorizzare alla coltivazione nonché alla trasformazione, con l’obbligo di operare secondo (…) le procedure indicate” dallo stabilimento chimico-farmaceutico di Firenze.
Questa modifica dovrebbe risolvere il problema della produzione insufficiente della cannabis di Stato, che potrà essere ora prodotta sul suolo italiano anche da imprese private autorizzate dal governo. Finora il farmaco era spesso introvabile e veniva venduto a prezzi esorbitanti. Il ministero aveva emanato un decreto che provava a calmierare i prezzi, causando soltanto la reazione dei farmacisti: «Si ridurrà ancora di più la disponibilità» avevano denunciato.
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