Favigana – Intorno alle 03.00 della notte scorsa, Adriano Avolese, Giuseppe Scardino e Massimo Mangione sono evasi dal carcere “Giuseppe Barraco” dell’isola appartenente all’arcipelago delle Egadi, in provincia di Trapani. I tre , rispettivamente di 36 41 e 37 anni, sono riusciti a fuggire segando le sbarre delle celle con un piccolo seghetto, e, una volta saliti sul tetto, si sono calati sul muro di cinta avvalendosi di un lenzuolo arrotolato a mo’ di fune.
Verrebbe immediatamente da chiedersi anzitutto dove e come i fuggiaschi siano entrati in possesso di un seghetto. Per questo – e non solo – sta ora indagando il DAP, che ha aperto un’inchiesta per comprendere le modalità di evasione. Infatti già mesi prima Giuseppe e Massimo avevano tentato una fuga dall’istituto di pena di Siracusa, dov’erano tenuti in custodia. Trasferiti, per tale motivo, nel penitenziario favignanese, i due si sono ritrovati inspiegabilmente nella stessa cella. Anche su questo punto andrà fatta chiarezza.
Sembrerebbe che il loro sia stato un lavoro fatto in brevissimo tempo. I controlli erano stati eseguiti, da un agente molto scrupoloso, ieri alle 16 ed era tutto a posto
Spiega Renato Persico, direttore del carcere, informando:
Il penitenziario non ha vigilanza sul muro di cinta. Attualmente sono ospitati 46 detenuti, tutti al secondo piano del carcere; il primo non è in funzione.
La storia sembra la copia perfetta della serie televisiva a cartone animato “I Dalton” (Les Dalton in lingua originale), che racconta le vicissitudini di 4 fratelli detenuti (storici nemici di Lucky Luke), i quali tentano, in ogni puntata e con ogni mezzo, la fuga dal carcere di massima sicurezza in Nevada nel quale sono rinchiusi. Ogni spezzone si conclude però con il ritorno in cella dei protagonisti. Che sia così anche per gli evasi favignanesi? Ce lo auguriamo tutti.
ADRIANO AVOLESE, 36 anni, condannato insieme al padre Mario, 64 – detenuto nel medesimo carcere – all’ergastolo per l’omicidio avvenuto nel 2002 a Pachino (SR) del ventiquattrenne Sebastiano Di Rosa. Si tratta a tutti gli effetti un Delitto d’Onore, il cui movente sembrerebbero le avances che il fratello della vittima avrebbe tentato nei confronti della moglie. Il corpo del giovane, percosso barbaramente, era stato poi gettato in un appezzamento di terreno e dato in pasto alle fiamme.
GIUSEPPE SCARDINO, 41 e MASSIMO MANGIONE, 37, entrambi di Vittoria (RG), sono rispettivamente condannati a 15 anni e 12 anni e 8 mesi per una serie di rapine tutte avvenute tra il 2006 e il 2007. A Scoglitti, frazione di Vittoria, i due complici dopo una rapina avevano iniziato a sparare all’impazzata, ferendo una donna, per tentare di fuggire dai poliziotti che li avevano riconosciuti. Mangione sparò ad uno dei poliziotti senza successo perché l’arma rimase inceppata. I complici avrebbero finito di scontare la pena nel 2032 e nel 2037.
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