cronaca

Contratto sanità, Fsi-Usae contraria all’approccio dell’ Aran sul tavolo tematico del rapporto di lavoro

E’ un approccio metodologico che reputiamo tanto sbagliato quanto inadeguato. Ok alla discussione sulla traccia fornita in  partenza dall’Aran ma gli argomenti proposti non sono esaustivi e anche quelli presentati vanno approfonditi e adattati alle necessità del comparto.

Si è aperto ieri il secondo tavolo tematico previsto dalla trattativa Aran per il rinnovo del contratto di lavoro: quello relativo alla normativa di riferimento per il rapporto di lavoro. Gli altri due tavoli come si rammenterà riguardano il primo l’ordinamento professionale e il terzo l’orario di lavoro europeo. Quest’ultimo sarà trattato in un secondo tempo quando le trattative saranno avanzate sugli altri fronti. 

 

L’approccio che l’Aran vorrebbe tenere sul tavolo del rapporto di lavoro è quello di uniformare quanto più possibile la parte normativa del contratto a quella degli altri comparti tanto che addirittura, se fosse possibile,  vorrebbe adottare un testo unico per tutti e quattro i comparti di contrattazione che ricordiamo, invece, sono assai diversi per compiti e missione: se reclutamento e dimissioni possono essere assimilabili la peculiarità della missione del servizio sanitario e la composizione delle professioni che operano nel comparto sanità sono tali da non poter affatto immaginare una disciplina comune che, basandosi sulla funzione  prevalentemente amministrativa  degli altri comparti finirebbe immancabilmente per ingessare gli operatori sanitari in una gabbia normativa inidonea a garantire agevolmente lo svolgimento delle proprie funzioni agli operatori sanitari che presiedono ad un diritto costituzionale come quello della salute con normative professionali proprie, statuite legislativamente, che prescindono dalle norme contrattuali. 

“NON SIAMO D’ACCORDO!”. Ha dichiarato Adamo Bonazzi, Segretario Generale della Fsi-Usae durante la riunione del Coordinamento Federale delle Regioni dell’organizzazione: “E’ un approccio metodologico che reputiamo tanto sbagliato quanto inadeguato. Proponiamo di partire dalle esigenze organizzative del comparto per determinare le esigenze delle aziende, le competenze e le funzioni degli operatori e quale sia il sistema di governo dell’insieme che può tenere insieme le differenti organizzazioni che ci sono nelle varie regioni e solo dopo, sulla base di questo, procedere a stilare le norme specifiche di settore. La sanità è differente dagli altri comparti perché è l’unico settore in cui il federalismo, legislativo e finanziario , oggi è effettivo. Lo stato, con le sue leggi, determina gli obiettivi di salute ma  sono le leggi regionali che determinano l’organizzazione del sistema che deve soddisfare gli obiettivi e il contratto è una cerniera che deve soddisfare 20 diversi sistemi regionali.  Non possiamo non tenere conto di queste esigenze solo perché l’Aran vuole semplificarsi il lavoro. La direttiva  che Aran ha ricevuto indica anche questi obiettivi  come prioritari e allora si faccia sul serio non siano solo chiacchiere. Noi siamo pronti a discutere di tutto avendo ben presenti le necessità degli utenti ma anche i diritti dei lavoratori. E la nostra delegazione, in cui sono rappresentate tutte le regioni, è qualificata per il compito che l’aspetta. Le norme della sanità devono tenere conto della specificità del settore. Ma sia chiaro, le nozze non si fanno con i fichi secchi.” 

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