Brunori Sas a Moralizzatore.it <<È un mestiere, il mio, che induce a guardarsi  più allo specchio che intorno. Più che chiedermi “io chi sono”, di solito mi chiedo “io quanti sono” e allora posso dirti che io sono sempre io>>. Intervista al cantautore calabrese disco D’Oro e miglior artista Indipendente 2017.

A ridosso del Natale si sa, si è tutti più buoni. E noi di Moralizzatore.it svestiamo per un po’ i panni di predicanti e predicatori e, senza togliere il lavoro a nessuno, vogliamo farvi (e farmi) un grande regalo. Abbiamo intervistato per voi il cantautore dell’anno, premiato Miglior Artista Indipendente 2017.  Dario Brunori, leader e frontman dell’omonima band Brunori Sas, tra un’attenta analisi del presente e arguti pronostici per il futuro, racconta e si lascia raccontare con semplicità e ironia. L’intervista, a colpi di emoticon ed email, si è risolta in un’interessante chiacchierata con un ragazzone sagace, beffardo e davvero molto genuino. Caratteristiche queste, che con intensità e naturalezza è riuscito a trasmettere anche nei testi delle sue canzoni. “Non solo canzonette” per dirla con qualcuno…

<<Che tra il disilluso e l’illuso, io preferisco sempre il secondo>> . L’espressione, che potrebbe essere la perfetta frase da bacio perugina, è in realtà l’azzeccato commento che, da bravo paroliere, Brunori fornisce alla domanda “A quanti dicono che la Calabria non è un posto per giovani cosa rispondi?“.

Essere disillusi è molto semplice e al contempo è una forma di illusione, perché nega la possibilità di un cambiamento, che è una fesseria assoluta ed è la convinzione peggiore che possa attraversare un essere umano. Pensa a Martin Luther King, per dirne uno. È ovvio che questo non vuol dire essere dei “poveri illusi” e vivere la vita come fosse sempre una favola. Bisogna esser coscienti del fatto che le criticità sono tantissime, su livelli differenti, sia economici che culturali,  e che ci vorrà del tempo affinché si arrivi ad una condizione paragonabile ad altri luoghi della penisola. Insomma bisogna non cedere alla rassegnazione da un lato e dall’altro cercare di essere critici e anche pragmatici, alzarsi le manichelle insomma…

Secondo recenti statistiche la Calabria è tra le principali regioni col più alto tasso di “emigrati” e fuorisede. 350 mila sono i calabresi iscritti all’anagrafe residenti all’estero, senza contare quelli che vivono in altre regioni d’Italia. Allo stato attuale, credi si possa tentare di cambiare le cose?

Certo, anche perché le cose cambiano inevitabilmente, bisogna solo decidere in che modo partecipare a tale cambiamento e come direzionarlo. Io sono abbastanza new age in questo senso, parto sempre dal cercare di cambiare me stesso per poi di conseguenza esercitare  un’influenza su chi mi sta intorno. Di questo sono certo perché l’ho sperimentato, soprattutto da quando ho iniziato  a fare il mestiere canterino.

Su il Magazine de Il sole 24 ore hai dichiarato: <<Di pietra il mondo di mio nonno, di vento quello di mio figlio. E io, che galleggio sull’acqua destinato inesorabilmente a evaporare?>> Cosa ha significato per te evaporare?

Ho voluto usare quest’immagine rifacendomi alla visione di Zygmunt Bauman di una“società liquida”, intendendo descrivere l’epoca attuale come caratterizzata dalla mancanza di punti di riferimento solidi, rispetto al passato. In questo senso mi immaginavo che noi nati alla fine degli anni ‘70 siamo un po’ una generazione liquida destinata a evaporare, siamo gli ultimi che probabilmente si porranno il problema di punti di riferimento solidi. Insomma ancora non mi sento evaporato, ma ho come l’impressione che dovrò fare grandi sforzi di comprensione del mondo intorno a me per potermi adeguare al cambiamento senza per questo intaccare la mia natura essenziale.

In questo continuo evaporare, cosa porti con te della tua Calabria e cosa lasci?

Della Calabria porto con me lo sguardo, nel bene e nel male. La “calabresità” che mi piace predilige la sobrietà alla spettacolarizzazione, soprattutto dei sentimenti. Penso che la nostra sia una terra che educa a un pragmatismo molto spinto, in cui non c’è molto spazio per il volo. D’altro canto, se ben dosata, questa visione della vita torna utile anche a chi scrive canzoni come me (“canzoni che ti salvano la vita…” ndr), perché mi dà la misura del reale e forse bilancia un mestiere che spesso e volentieri tende a guardarsi più allo specchio che intorno.

Il tuo nuovo album si intitola “A casa tutto bene”. Qual è questa casa di cui parli e canti?

La casa di cui parlo non è solo quella delimitata dalle quattro mura materiali. La casa di cui parlo è soprattutto quella mentale, quella in cui spesso ci rifugiamo per paura di un mondo esterno che ci appare sempre più minaccioso e che però non ci permette di affrontare le nostre paure e di aprirci agli altri. La casa di cui parlo è una sorta di campana di vetro insomma, in cui si sta comodi ma come dire con poca soddisfazione. Ho scritto un disco totalmente fatto in casa, col desiderio che fossero le canzoni stesse a strapparmi fuori dalla porta e così è stato.

Chi è Dario? Il cantante-cabarettista che prende e si prende in giro sul palco, e che abbiamo abbondantemente imparato a conoscere seguendoti in tour e nei teatri, o il cantautore un po’ nostalgico un po’ incazzato con la vita?

Uno, nessuno e centomila”, per citare un autore al mio stesso livello (ride, ndr). Dobbiamo essere coscienti del fatto che in noi abita un condominio, fatto di personaggi non sempre d’accordo gli uni con gli altri. L’idea che ci sia un solo “Io” è del tutto semplicistica. Più che chiedermi “Io chi sono?”, di solito mi chiedo: “Io, quanti sono?”. Ecco allora che, rispetto alla tua domanda, posso dirti che sono sempre io, sia quello nostalgico che quello un po’ cazzone. Ed è bello che sia così, perché solo le cose finte hanno sempre lo stesso aspetto, le cose vive no.

Dario con le donne com’è? hai da poco festeggiato 19 anni di fidanzamento con la tua compagna (Simona Marrazzo). Ti va di rivelarci qualche aneddoto o segreto sul vostro rapporto?

Sì, siamo entrambi appassionati di divano e plaid, penso che se uno dei due dovesse un giorno spogliarsi della propria pigrizia casalinga sarebbero guai. Quasi 20 anni di onorato divano, è questo il segreto di una coppia che regge.

Cibo, sesso e musica. In un’altra vita a cosa rinunceresti

Al cibo, visto che al sesso ho già rinunciato in questa.

Fra 40 anni ti immagini sdraiato a prendere il sole sulla “spiaggia di Guardia rovente” o immerso nella “metropoli che ancora incanta”?

Fra 40 mi immagino sdraiato sotto terra, o meglio in mare sotto forma di cenere.

Il tuo più grande rimpianto nella vita?

Il fatto che mio padre non abbia visto tutto ciò che di bello mi sta accadendo, soprattutto l’affetto che ricevo dalla persone. Era una cosa a cui lui teneva molto, sono convinto che ne sarebbe stato orgoglioso.

La soddisfazione più grande?

Aver rilasciato questa intervista .

 

Brunori Sas dagli esordi al successo

Dario Brunori, classe 1977, nasce a Joggi (frazione di Santa Caterina Albanese) e trascorre gran parte dell’adolescenza a Guardia Piemontese, altro comune della litoranea cosentina.  Imprenditore mancato e neo-urlatore italiano – come si auto celebra sulla sua pagina Facebook – esordisce discograficamente nel 2003, con il collettivo Minuta. Da autore di musiche e canzoni per alcune serie di animazioni televisive, decide di rigettarsi a capofitto nell’universo tanto selettivo quanto affascinante del cantautorato italiano, utilizzando, a partire dal 2009, lo pseudonimo di Brunori Sas. Omaggio, quest’ultimo, all’impresa edile dei genitori, promotore della realizzazione di diverse incisioni.

Accompagnato da Simona Marrazzo (cori e percussioni), Dario Della Rossa (piano e tastiere), Mirko Onofrio (sax e fiati) e Massimo Palermo (batteria) pubblica  “Vol.1” con cui si aggiudica il Premio Ciampi 2009 come miglior disco d’esordio e la Targa Tenco 2010 come miglior esordiente. A due anni esatti torna sulla scena con “Vol. 2- Poveri Cristi” che segna l’entrata in pianta stabile nella band del violoncellista Stefano Amato e l’inaugurazione della Picicca Dischi. Nuova etichetta discografica di cui Brunori è co-fondatore insieme a Simona Marrazzo e Matteo Zanobini. 

Nel 2012, la canzone “È nata una star” viene scelta come colonna sonora dell’omonimo film con Rocco Papaleo e Luciana Litizzetto. Nel 2013 si apre quello che è stato definito come il “never ending tour” durato più di tre anni, di “Brunori senza Baffi” a Teatro. Nel 2014, con l’uscita del nuovo album “Vol.3- Il cammino di Santiago in taxi” si aggiudica il secondo posto su iTunes e il primo su Spotify come artista più ascoltato. Continua ad alternarsi tra palco e cabaret portando in scena nei teatri d’Italia “Brunori Srl- una società a responsabilità limitata“.

Il 20 Gennaio 2017, viene lanciato il nuovo album “A casa tutto bene“, con un tour completamente sold-out  che lo consacra finalmente nell’olimpo del cantautorato italiano. Il 27 luglio riceve il premio “Pimi Speciale” del MEI  con cui viene insignito del titolo di miglior artista indipendente dell’anno; il singolo “La Verità” ottiene la Targa Tenco 2017 come Miglior Canzone dell’anno. Dall’1 agosto, “A casa tutto bene” è disco d’oro.