Supermercato, le due ONG lanciano l’allerta alimentare non riconosciuta ufficialmente dal ministero | Queste scatolette sono contaminate
Le ONG analizzano le scatolette di tonno vendute in Europa e lanciano l’allarme: normative fuori limite dettate dal consumismo.
Quello del tonno in scatola è un dibattito acceso da diverso tempo, poiché il rischio per la salute umana è sempre dietro l’angolo, sebbene le normative siano ferree per permettere la sua sicurezza.
Ad essere protagonista, ancora una volta, è il mercurio: una sostanza contenuta in diverse tipologie di pesce in scatola, ma regolamentata con dei limiti ben precisi. Sebbene le le normative siano chiare, l’OGM non concorda con le decisioni prese, poiché un consumo eccessivo del tonno può comunque portare a problemi di salute di alta entità.
Da qui la nascita di un dibattito, riemerso dopo l’indagine su 148 scatole di tonno in 5 diversi Paesi europei, tra cui l’Italia. Dalle analisi è emerso che ognuna di queste scatole possiede un quantitativo di mercurio superiore a 0,3 milligrammi al chilo. Secondo le OMG, questa quantità si rivela rischiosa. Il motivo? Secondo l’accusa, i limiti sono stati stati sforati a scopo commerciale.
Mercurio nelle scatolette di tonno, l’ONG si batte contro una normativa che tutela solo i produttori
Il mercurio, sebbene sia un metallo pesante naturalmente presente nell’ambiente, può accumularsi negli organismi acquatici, diventando un serio rischio per la salute umana attraverso il consumo di pesce contaminato. In particolare, il tonno in scatola è uno degli alimenti che destano preoccupazione, poiché molte delle sue varietà possono contenere concentrazioni di mercurio che superano i limiti raccomandati.
L’accumulo di mercurio nel corpo umano può portare a una serie di effetti nocivi, specialmente a livello neurologico. I sintomi di avvelenamento da mercurio possono variare da disturbi cognitivi e comportamentali a problemi motori. Le popolazioni più vulnerabili, come donne in gravidanza e bambini, sono particolarmente a rischio, poiché l’esposizione al mercurio può influenzare lo sviluppo neurologico e comportamentale.
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare stabilisce una quantità settimanale tollerabile di circa 4 milligrammi per chilo di peso corporeo. Tuttavia, alcune qualità toccano il limite, addirittura superandolo senza andare contro la normativa. Il motivo di questo dislivello, pare essere il fatto che, se si abbassassero i limiti, alcune qualità di pesce in scatola smetterebbero di essere vendute.
La battaglia delle associazioni
Le organizzazioni come Bloom e Foodwatch hanno recentemente lanciato un allerta riguardo ai livelli di mercurio trovati nel tonno in scatola venduto in vari paesi europei, compresa l’Italia. Le loro analisi hanno rivelato che in molte delle scatolette esaminate, la concentrazione di mercurio superava il limite di 0,3 milligrammi al chilo, un valore che rappresenta il massimo consentito per alcune specie di pesce fresco, mentre il tonno può avere un limite di 1 milligrammo per chilo.
Le ONG sostengono che questi limiti sono troppo permissivi e non tengono conto del rischio cumulativo derivante dal consumo regolare di tonno.
In particolare, hanno identificato una marca, ‘Petit Navire’, con livelli di mercurio che arrivano fino a 3,9 milligrammi per chilo, ben oltre il limite consigliato dalle associazioni, sebbene entro la norma. Questo ha portato le ONG a richiedere misure di emergenza, nonché la revisione delle normative attuali che, secondo loro, sono più favorevoli ai produttori piuttosto che alla sicurezza dei consumatori.