La giornata della Memoria deve essere un monito per le generazioni del presente
La giornata della memoria non deve perdere la sua importanza di messaggio contro la violenza ora e sempre.
Sono passati molti anni da quando il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti, e insieme ad essi è crollato anche quel velo di bugie che impediva di vedere l’orrore del piano nazista di persecuzione e di sterminio.
Uomini, donne, bambini e anziani strappati dalle loro case, costretti a lasciare tutto, portati nei campi di sterminio e uccisi nelle camere a gas o nei forni crematori.
Il mondo ha tremato di fronte a quello che le immagini mostrarono e in quei giorni si giurò che nulla sarebbe stato dimenticato. Si promise di perpetrare il ricordo per sempre per evitare che il male tornasse nel mondo.
“Ricordare i mali del passato resta un compito fondamentale. E, così facendo, plasmiamo il nostro presente e diamo forma al nostro futuro”… è importante non solo ricordare il passato, “ma usarlo per ispirarci a costruire un mondo migliore per le generazioni future. “Questo resta il compito sacro di tutti noi”. Ha detto re Carlo, primo monarca britannico a recarsi a Auschwitz, nel suo intervento al Centro della comunità ebraica di Cracovia, prima di recarsi per le commemorazioni per gli 80 anni della liberazione del lager.
Le parole di re Carlo di Inghilterra
Il monarca ha ricordato che è un momento al tempo stesso triste e sacro. ” E’ un momento in cui ricordiamo le profondità in cui può sprofondare l’umanità quando si permette al male di prosperare, ignorato per troppo tempo dal mondo”
Carlo ha voluto ricordare la sopravvissuta Lily Ebert, morta nell’ottobre dell’anno scorso, affermando che lei e gli altri sopravvissuti hanno “insegnato ad apprezzare la nostra libertà di sfidare i pregiudizi e di non restare mai spettatori passivi di fronte alla violenza e all’odio”.
L’importanza del 27 Gennaio
“Per noi il Giorno della Memoria non è una giornata per dare una carezza agli ebrei, è una giornata per l’Italia e gli italiani, per le istituzioni, per un percorso di responsabilità. L’Antisemitismo non è un problema degli ebrei, ma della società”, ha detto la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, in conferenza stampa nella sala polifunzionale di Palazzo Chigi.
Di Segni ha poi aggiunto che è importante: “Cercare di capire se quanto vissuto sta succedendo ancora e ci sono segnali che ci dicono questo, anche con forme velate come i messaggi di odio”.