Agenzia delle Entrate come Giuda: ecco le cartelle a tradimento | Non le mandano ma le devi pagare comunque

Agenzia delle Entrate come Giuda: ecco le cartelle a tradimento
cartella agenzia entrate (moralizzatore) – moralizzatore.it

L’Agenzia delle Entrate torna a far discutere, devi pagare le cartelle esattoriali anche se non vengono inviate.

Le cartelle risultano comunque da pagare anche se non inviate, una trappola fiscale che può portare a pesanti sanzioni per chi ignora il proprio debito.

Come è possibile che un cittadino si ritrovi a dover pagare una cartella esattoriale senza averla mai ricevuta?

Chi non riceve la cartella e non è a conoscenza della scadenza del pagamento rischia di accumulare interessi di mora e sanzioni.

Questo può portare a situazioni paradossali in cui un debito cresce senza che il contribuente possa difendersi adeguatamente.

Cosa succede se non viene inviata la cartella

Questa modalità di gestione delle cartelle esattoriali ha portato, sicuramente, molti dubbi e preoccupazioni, soprattutto in un periodo di difficoltà economica in cui molte famiglie faticano a far quadrare i conti. Il mancato arrivo delle cartelle penalizza molti cittadini, i quali devono comunque sottostare al pagamento.

L’Agenzia delle Entrate, in nome della digitalizzazione, rischia di creare un sistema punitivo che danneggia soprattutto i contribuenti meno esperti o informati. Per questo consigliamo di essere vigili e informati, perché si tratta davvero dell’unico modo per non cadere in questa trappola fiscale.

Agenzia delle Entrate come Giuda: ecco le cartelle a tradimento
donna che paga le tasse (freepik) – moralizzatore.it

Quando non arriva la cartella: devi pagare

Il problema nasce dall’uso sempre più diffuso della notifica digitale tramite PEC, spesso senza che il destinatario ne sia consapevole. Se la notifica arriva a una casella PEC non monitorata o scaduta, la cartella diventa automaticamente esigibile senza che il contribuente ne abbia conoscenza diretta.  La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30922 del 3 dicembre 2024, ha stabilito che la notifica di una cartella esattoriale tramite PEC è valida anche se il documento allegato è in formato PDF anziché nel formato .p7m. Secondo la Suprema Corte, il protocollo di trasmissione PEC garantisce di per sé la riferibilità del documento all’ente emittente, rendendo superflua la firma digitale.

In passato, alcune pronunce giurisprudenziali avevano ritenuto che solo il formato .p7m, contenente una firma digitale, potesse assicurare l’autenticità e l’integrità del documento notificato. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che la PEC, per sua natura, assicura la provenienza e l’integrità del documento trasmesso, senza necessità di ulteriori formalità. Di conseguenza, una cartella esattoriale notificata via PEC con allegato in formato PDF è da considerarsi legittima e valida, salvo specifiche contestazioni da parte del destinatario. Quindi, la copia su supporto informatico della cartella di pagamento non necessita di firma digitale, purché sia inequivocabilmente riferibile all’organo amministrativo che l’ha emessa.