Pagateci 2067€ o non vi diamo la pensione | INPS, ufficiale la tassa di fine carriera: è un ricatto bello e buono

Pagateci 2067€ o non vi diamo la pensione
Signora anziana affranta mentre controlla la pensione (freepik) – moralizzatore.it

Niente pensione se non paghi 2067 euro, non è uno scherzo, l’INPS lo prevede obbligatoriamente, non ci sono vie di scampo è una vera tassa di fine carriera.

Di certo una notizia di tale calibro non può che far scattare un’allarme per tutti coloro che stanno per raggiungere, dopo faticosi lunghi anni, l’età della pensione.

Come sempre, non c’è mai una strada liscia e lineare quando si tratta di pratiche di questo tipo. Ma la cosa realmente assurda è proprio quella che si manifesta come una tassa di fine carriera.

Un contributo obbligatorio di 2067 euro per ottenere la pensione. Non ci si stupisce di tutto il caos di polemiche che ne deriva, data la gravità della questione.

L’istituto prevede dunque questa imposta, che soggioga tutti i lavoratori prossimi alla pensione, e anche quelli che naturalmente ci sono già arrivati. Altrimenti non si riceve nulla.

Si paga di più: la rabbia di lavoratori

Si può immaginare, come già anticipato, quanto la notizia possa creare un malcontento generale che si aggiunge a tutte le altre misure che gravano sulle spalle dei lavoratori. Almeno all’arrivo alla pensione, chi può effettivamente riceverla, si potrebbe avere pace. Ma tutti gli anni, decenni di contributi, a cosa saranno valsi, se il prezzo da pagare è davvero così alto fino alla fine. Una richiesta di pagamento per ricevere ciò che spetta di diritto a chi ha lavorato duramente.

La tassa di fine carriera risulta come un’ulteriore difficoltà economica nel momento del pensionamento, e invita a riflettere sul serio sulla questione delle pensioni, già abbastanza intricata di per se, senza bisogno di sgravi in più. La pressione sociale potrebbe costringere a fare un passo indietro. La verità è che la pensione, dopo una vita di sacrifici, non dovrebbe essere un privilegio, ma un diritto inalienabile.

Pagateci 2067€ o non vi diamo la pensione
Coppia di anziani che controlla la pensione – moralizzatore.it

2067 euro sottratti a tutti per la pensione

Negli ultimi dieci anni, le pensioni in Italia hanno subito una significativa erosione del loro potere d’acquisto. Secondo un’analisi della UIL Pensionati (UILP), dal 2014 al 2024, a causa di tagli e blocchi nella rivalutazione rispetto all’inflazione, i pensionati hanno perso complessivamente fino a 2.067,48 euro. Nel 2014, una pensione lorda di 2.256,21 euro avrebbe dovuto raggiungere i 2.684,37 euro lordi nel 2024, se fosse stata rivalutata al 100% dell’inflazione. Tuttavia, a causa dei blocchi nella rivalutazione, la stessa pensione nel 2024 è arrivata solo a 2.615,40 euro lordi, comportando una differenza annuale di 888,61 euro e una perdita complessiva di 2.067,48 euro in dieci anni. Per pensioni più elevate, l’impatto è stato ancora più marcato.

Questa diminuzione del potere d’acquisto si riflette concretamente nella vita quotidiana dei pensionati. L’analisi della UILP evidenzia che la perdita maggiore si è verificata nel biennio 2023-2024, durante il governo di Giorgia Meloni. In questo periodo, l’inflazione elevata e un metodo di rivalutazione più severo hanno contribuito a un’ulteriore riduzione del potere d’acquisto delle pensioni. Di fronte a questa situazione, la UILP chiede al governo l’apertura di un tavolo di confronto per affrontare questioni importanti quali ripristinare una piena indicizzazione delle pensioni all’inflazione per evitare ulteriori perdite di potere d’acquisto, alleviare la pressione fiscale sui redditi da pensione, che in Italia sono tra i più tassati d’Europa ed estendere la platea dei beneficiari della quattordicesima mensilità e incrementarne l’importo per chi già la riceve.