UFFICIALE – Sospensione NASPI aprile: inviati i moduli da INPS per la restituzione di 9.000€ in un’unica soluzione

L’INPS ha ufficialmente avviato la procedura di sospensione delle indennità NASPI per il mese di aprile, con una comunicazione che ha scosso migliaia di beneficiari.
Una notifica inaspettata è giunta nelle caselle di posta elettronica di molti, annunciando la richiesta di restituzione di 9.000 euro.
L’INPS ha motivato tale provvedimento con la necessità di correggere presunte irregolarità nelle erogazioni.
Le reazioni non si sono fatte attendere, con associazioni di consumatori e sindacati pronti a intervenire per tutelare i diritti dei lavoratori.
In questo scenario di tensione, comprendere le ragioni dietro questa sospensione e le possibili vie d’azione per i cittadini coinvolti diventa essenziale.
Devi restituire 9.000 euro
La perdita del lavoro rappresenta inevitabilmente un enorme problema che, ad oggi, a causa della crisi economica, molti lavoratori sono purtroppo costretti ad affrontare. Lo Stato, dunque, interviene attraverso la NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), ossia un’indennità mensile di disoccupazione, riconosciuta ai disoccupati, soggetti che abbiano perduto involontariamente il lavoro. Tuttavia, l’erogazione dell’assegno non è esente da revoche: in determinate circostanze, l’INPS può infatti richiedere la restituzione degli importi versati. Il recupero delle somme può derivare da errori amministrativi, da variazioni nella situazione del beneficiario o persino da condotte fraudolente.
La prima ipotesi in cui l’INPS può pretendere la restituzione di quanto versato al lavoratore a titolo di NASpI si verifica quando risulti che il pagamento sia avvenuto per errore o in mancanza dei requisiti previsti. Ad esempio, un calcolo impreciso dell’importo spettante può comportare accrediti superiori al dovuto, generando un debito nei confronti dell’ente previdenziale a carico del beneficiario. Un altro scenario comune riguarda chi, pur percependo la NASpI, trova un impiego senza comunicarlo tempestivamente all’INPS. In questi casi, la prestazione deve essere interrotta e, se il sussidio continua ad essere versato, l’eccedenza dovrà essere rimborsata. Vi sono poi situazioni più gravi, in cui l’indennità è stata ottenuta attraverso dichiarazioni non veritiere. Se si accerta che un soggetto ha fornito informazioni false per ricevere la NASpI senza avervi diritto, si può configurare un illecito, con conseguenze non solo economiche, ma anche di natura legale. Quando l’INPS rileva un’indebita percezione della NASpI, avvia una procedura di recupero notificando al cittadino l’importo da restituire e le modalità di pagamento.

Come funziona la restituzione
Il rimborso può avvenire tramite compensazione: l’ente previdenziale tratterrà gli importi da restituire da altre prestazioni future a favore del percettore, come assegni pensionistici o ulteriori indennità dovute. Se l’importo è elevato, il debitore può richiedere una rateizzazione, a patto che dimostri di non poter rimborsare la somma in un’unica soluzione. Tuttavia, la concessione di un piano di pagamento dilazionato non è automatica e viene valutata dall’INPS caso per caso.
Qualora il cittadino non provveda alla restituzione, l’ente può attivare strumenti di recupero coattivo, ricorrendo anche all’autorità giudiziaria per ottenere la restituzione delle somme.