Omicidio Giulia Cecchettin, per i giudici non è necessario riconoscere l’aggravante della crudeltà a Turetta

Giulia Cecchettin
Omicidio Giulia Cecchettin – Instagram – Moralizzatore.it

Sebbene lucido dopo l’omicidio dell’ex fidanzata, i giudici hanno ritenuto nella sentenza che non c’è stata crudeltà da parte di Turetta.

La Corte d’Assise di Venezia ha confermato l’ergastolo per Filippo Turetta. Tuttavia molti si sono soffermati su alcuni punti della sentenza, perché hanno fatto discutere.

Sono 143 le  pagine di motivazioni con cui i giudici hanno condannato all’ergastolo Turetta,  reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata.

Ha confessato di averla uccisa con 75 coltellate e poi l’ha gettata in un dirupo in Friuli, l’11 novembre 2023 .

Il non riconoscimento delle aggravanti della crudeltà ha scatenano l’indignazione dei vertici politici. “Inaccettabile”  è l’aggettivo usato dalle parlamentari cinquestelle in Commissione d’inchiesta sul femminicidio.

Overkilling e crudeltà

In criminologia si parla di overkilling, quando la dinamica intrapresa dall’assassino nei confronti della vittima per cagionarne la morte è oltremodo esagerata, indicativa di una rabbia sepolta e covata da molto tempo. Il rapporto tra le vittime e i loro assassini in criminologia sono analizzati anche in base ai comportamenti dei killer.

Le vittime con il loro corpo parlano, perché troverete ferite da difesa se hanno lottato, troverete molti colpi di solito con arma bianca volti a deturpare il corpo quando il rapporto tra vittima e carnefice era stretto e il rancore è arrivato a dei livelli intollerabili. Per questo motivo le donne del parlamento italiano affermano che 75 coltellate in un caso di femminicidio sono palesemente una crudeltà.

Sentenza
La sentenza dei giudici su Filippo Turetta – istockphoto – Moralizzatore.it

Niente crudeltà per i giudici

Nell’escludere la crudeltà i giudici hanno seguito un orientamento giurisprudenziale che è riconducibile ad una sentenza del 2015 della Corte di Cassazione. Tale aggravante sussiste quando, indipendentemente dal numero dei colpi, si manifesta la volontà di infliggere alla vittima sofferenze aggiuntive rispetto a quelle relative all’azione omicidiaria. “La mera reiterazione dei colpi inferti – è la lettura della cassazione – non può determinare la sussistenza dell’aggravante…se tale azione non eccede i limiti connaturali rispetto all’evento preso di mira e non trasmoda in una manifestazione di efferatezza, fine a sé stessa”.’ Per i giudici pertanto la dinamica dell’omicidio di Giulia non permette di “desumere con certezza” che Turetta volesse “infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive”.

Viene confermato l’ergastolo. Questo per “l’efferatezza dell’azione, della risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto hanno generato: motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna, di cui l’imputato non accettava l’autonomia anche delle più banali scelte di vita”.