“C’è un chip in questo smartphone”: così vi controllano e scoprono anche le coordinate dei vostri conti | Scoperta la magagna

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Lo smartphone ti spia (foto di freepik) – moralizzatore.it

Incredibile: nel tuo smartphone potrebbe esserci un chip dal quale ti spiano e ti controllano. E scoprono anche dove ti trovi. 

Oggi usiamo la tecnologia in ogni momento della giornata ormai. Svegliarsi con la sveglia dello smartphone, ascoltare musica mentre si va a scuola o al lavoro, mandare messaggi, controllare i social… facciamo tutto questo in maniera naturale.

Troppo spesso però non ci rendiamo conto di quante informazioni personali affidiamo ai nostri dispositivi. Foto, messaggi, abitudini, gusti, persino la nostra posizione: è come se dessimo loro le chiavi della nostra vita senza pensarci troppo.

In particolare, lo smartphone è quello che ci conosce meglio, per così dire. Ci accompagna ovunque, registra tutto, e lo fa senza che ce ne accorgiamo davvero. Letteralmente.

Forse non tutti sanno che in alcuni smartphone è stato trovato un chip in grado di spiare l’utente. Sì, proprio così: un componente  nascosto che può essere attivato a distanza per raccogliere dati. Impressionante.

Il chip nello smartphone che ci spia

Stiamo parlando delle cosiddette vulnerabilità “zero day”. Degli errori o buchi nel codice dei sistemi operativi che nessuno conosce, nemmeno chi li ha creati. E finché non vengono scoperti e corretti, possono essere usati dagli hacker per entrare nei nostri dispositivi senza lasciare tracce.

La cosa preoccupante infatti  è che questi attacchi avvengono in silenzio. Tu magari stai ascoltando musica o guardando un video, e nel frattempo qualcuno sta raccogliendo i tuoi dati. Ti spia, ti ascolta, sa dove ti trovi e cosa fai.

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Il chip nel telefono (foto di Sora Shimazaki da pexels) – moralizzatore.it

Sanno tutto di te

Come segnalato da cellulari.it di recente Google ha individuato due vulnerabilità molto gravi sul sistema Android, quello più utilizzato. Le ha scoperte grazie alle segnalazioni di Amnesty International e di un ricercatore, Benoit Sevens. I bug si chiamano CVE-2024-53197 e CVE-2024-53150, e sono stati usati in modo “limitato e mirato”, cioè solo contro determinati obiettivi da parte di gruppi esperti.

La prima vulnerabilità è stata sfruttata dalla società israeliana Cellebrite, che sviluppa software per polizia e governi. Serviva per spiare persone selezionate, spesso per motivi politici. La seconda invece era ancora più pericolosa, perché permetteva agli hacker di accedere da remoto al sistema operativo Android, controllando persino il microfono del telefono. Per fortuna, Google ha reagito velocemente, segnalando tutto e distribuendo aggiornamenti per sistemare il problema. Ma episodi come questo ci ricordano una cosa importante: non possiamo usare la tecnologia a occhi chiusi. Meglio aggiornare i dispositivi, informarsi, e fare sempre attenzione.