L’ultimo articolo dell’Economist, pubblicato 100 giorni dopo l’insediamento di Trump, sta diventando virale
E’ virale il simbolo dell’America; l’aquila, malconcia e debole che dopo i primi 100 giorni della presidenza Trump troneggia sull’Economist.
Sono ormai passati i primi 100 giorni di Donald Trump e, checché se ne dica, l’America forse pare essersi svegliata da quel sonno che l’ha obnubilata.
Trump si è posto in maniera alquanto discutibile a volte nel suo secondo mandato. Dazi, cambi di idea, collaboratori a volte macchiettistici.
In questi mesi è accaduto di tutto, dal cecchino in campagna che gli ha sparato all’orecchio, al suo desiderio di comprare la Groenlandia, passando dall’aggettivo parassiti verso gli europei, agli immigrati in catene rimpatriati.
In epoca social è difficile coprire le tracce degli scivoloni. Basta riflettere sul caso Signal e la debacle della chat “segreta” diffusa in tutto il mondo.
L’Economist si pone delle domande dopo questi primi 3 mesi della seconda epoca Trump
Il quesito dell’Economist è più che lecito. Dopo primi 100 giorni del secondo mandato di Donald Trump, che sono stati i più significativi di qualsiasi altro presidente di questo secolo, cosa accadrà in seguito.
Prima dell’insediamento, gli americani si chiedevano che tipo di governo avrebbero avuto. Quel dibattito è ormai concluso. Trump sta guidando un progetto che aspira a rimodellare l’economia, la burocrazia, la cultura e la politica estera, persino l’idea stessa di America. La domanda per i prossimi 1.361 giorni è: avrà successo?
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Consensi in calo per Donald Trump
Molti utenti ironizzano su questa copertina, qualcuno afferma che sarebbe stata carina anche la Statua della libertà che decide di lasciare l’America. Tuttavia il presidente Trump mantiene un discreto indice di gradimento. Dal suo insediamento a gennaio, il consenso è sceso solo leggermente, dal 47% al 44%. Questo risultato, seppur migliore rispetto al suo primo mandato, resta inferiore a quello della maggior parte dei presidenti degli ultimi 50 anni, evidenziando la profonda spaccatura del paese.
In politica estera, la linea dell’amministrazione sui dazi non convince e genera preoccupazione. Solo il 31% degli americani crede che i dazi sulle importazioni avvantaggino i lavoratori nazionali, contro un 48% in disaccordo. L’opinione pubblica è invece più divisa sugli aiuti esteri: il 50% sostiene il continuo supporto all’Ucraina, mentre il 46% si oppone. Inoltre, Solo il 37% dei cittadini statunitensi si dichiara soddisfatto o relativamente tranquillo riguardo alle proprie finanze personali. Questo dato rappresenta una diminuzione netta di 14 punti percentuale rispetto ai sondaggi effettuati subito dopo le elezioni.