Tasse via email, Agenzia delle Entrate te la invia cosi e se non la vedi paghi anche il doppio: vogliono dissanguarci

L’Agenzia delle Entrate ha cambiato le regole del gioco, inviando comunicazioni importanti via email.
Un metodo comodo, certo, ma anche rischioso. Perché se quell’email finisce nello spam, se viene cancellata per errore, se semplicemente non viene letta, le conseguenze possono essere devastanti.
Scadenze che saltano, sanzioni che si accumulano, importi che raddoppiano. Un meccanismo perverso che trasforma il cittadino in un bersaglio facile.
E mentre il contribuente si districa tra codici fiscali e scadenze, l’Agenzia delle Entrate sembra godere di una sorta di impunità, forte del suo potere e della sua capacità di agire senza pietà.
Un sistema che sembra studiato apposta per punire chi non è abbastanza attento, chi non ha tempo o risorse per decifrare il linguaggio burocratico.
Non dimenticarti di controllare la posta elettronica
L’Agenzia delle Entrate Riscossione ha ormai adottato la posta elettronica certificata (PEC) come strumento principale per la notifica delle cartelle esattoriali. Un metodo efficiente, certo, ma che nasconde insidie e rischi per i contribuenti. La sentenza della Corte di Cassazione n. 3703 del 13 febbraio 2025 ha chiarito alcuni aspetti cruciali di questa procedura, ma ha anche sollevato nuove preoccupazioni. La Cassazione ha stabilito che, in caso di casella PEC piena, l’Agenzia delle Entrate deve effettuare un secondo tentativo di notifica dopo almeno sette giorni. Tuttavia, questa tutela si applica solo a questa specifica situazione. Se la casella PEC è inattiva o l’indirizzo non è valido, il contribuente è considerato responsabile e la notifica è valida al primo invio. Questo significa che un momento di disattenzione, una casella di posta dimenticata, può costare caro. Le conseguenze possono essere pesanti, con sanzioni e interessi che raddoppiano l’importo iniziale.
Un’altra decisione controversa riguarda il formato delle cartelle esattoriali. La Cassazione ha confermato la validità del formato PDF, anche in assenza di firma digitale (formato P7M). Questo semplifica la procedura per l’Agenzia delle Entrate, ma aumenta il rischio di contestazioni da parte dei contribuenti. Se un contribuente riceve una cartella in formato PDF, non può contestarne la validità solo per l’assenza della firma digitale. Tuttavia, se ha prove concrete che il documento non proviene dall’Agenzia delle Entrate, può richiederne la nullità.

Vogliono dissanguarci?
La sensazione di molti contribuenti è che il sistema sia progettato per favorire l’Agenzia delle Entrate, a discapito dei cittadini. La notifica via PEC, sebbene efficiente, richiede una costante attenzione e conoscenza delle regole.
Un momento di distrazione può costare caro, con sanzioni e interessi che si accumulano rapidamente. La Cassazione ha cercato di fare chiarezza, ma alcune zone d’ombra rimangono.