Allarme farmaci, questi danno effetti collaterali terribili solo sulle donne: il motivo è che siamo ‘inferiori’ | La scienza uguale al medioevo

Questi farmaci hanno effetti collaterali terribili solo sulle donne, la cosa peggiore è la motivazione, uno squilibrio scientifico medievale.
Un allarme piuttosto inquietante arriva dall’ambito della ricerca medica: alcuni farmaci provocano effetti collaterali gravi e sproporzionati solo sulle donne.
Il motivo? Sarebbe da rinvenire in uno squilibrio radicato nella sperimentazione farmaceutica, che lascia le donne esposte a rischi maggiori.
Fino a quando la scienza non riconoscerà davvero le differenze biologiche tra uomini e donne, il rischio di effetti collaterali pericolosi continuerà a pesare ingiustamente sulle pazienti.
Si tratta di “inferiorità” o di una parità scientifica ancora tutta da conquistare? La realtà dei fatti è che bisogna sempre indagare su questi punti, mai normalizzati.
Farmaci nocivi solo per le donne
In quest’ultimo caso pare che le cavie siamo proprio noi donne, dato che per gli uomini non sorgono grossi problemi. Il problema è essere nate dal lato sbagliato? Perché testare questi farmaci solo su un sesso? Sembra che la società si sia fermata e sia tornata indietro di parecchi anni, probabilmente il periodo più adatto da prendere in considerazione sarebbe il medioevo.
Molti farmaci comunemente prescritti risultano significativamente più pericolosi per le donne rispetto agli uomini. Studi dimostrano che il metabolismo femminile processa alcuni principi attivi in modo diverso, con il risultato che le pazienti possono sperimentare effetti collaterali debilitanti che vanno da forti nausea e vertigini fino a rischi cardiovascolari. Ma a chi importa se li scopriamo direttamente sulle donne?

Quali sono i farmaci più pericolosi per le donne?
Per decenni, la ricerca medica e i trattamenti farmacologici hanno mostrato una marcata disparità di genere, con conseguenze significative per la salute delle donne. Storicamente, gli studi clinici sono stati condotti quasi esclusivamente su uomini, ignorando le differenze biologiche tra i sessi, il che ha come conseguenza inevitabile un rischio maggiore di effetti collaterali per le donne e a terapie meno efficaci per loro. Per molto tempo, le donne sono state escluse dagli studi clinici farmacologici. La ragione principale era la convinzione che gli uomini giovani e sani rappresentassero un campione più “stabile” dal punto di vista ormonale, riducendo la variabilità nei risultati delle ricerche. Inoltre, vi era il timore che le fluttuazioni ormonali femminili potessero complicare l’analisi dei dati e che le donne in età fertile potessero essere esposte a rischi in caso di gravidanza. Esclusione che ha portato a un vuoto di conoscenza sugli effetti specifici dei farmaci nelle donne.
L’assenza di dati specifici sul metabolismo femminile dei farmaci ha avuto gravi conseguenze, così le donne hanno un rischio doppio rispetto agli uomini di subire effetti collaterali da farmaci. Le statine per abbassare il colesterolo, per esempio, causano più frequentemente dolori muscolari e affaticamento nelle donne rispetto agli uomini, come i trattamenti per il diabete mostrano un’efficacia ridotta nelle donne e un rischio maggiore di ipoglicemia. Oltre agli effetti collaterali, la ricerca medica ha trascurato le differenze di genere in numerosi ambiti, influenzando la qualità delle cure, come i trattamenti per l’HIV inizialmente testati sugli uomini, portando a una minore efficacia nelle donne, che metabolizzano alcuni farmaci in modo differente. Caso grave, il fatto che nonostante le donne soffrano di depressione in percentuale maggiore rispetto agli uomini, molte terapie farmacologiche sono state sviluppate senza considerare differenze neurobiologiche di genere. Il caso non è concluso, perché ancora oggi, molti farmaci sono sviluppati e testati senza una reale considerazione delle peculiarità femminili. La medicina personalizzata e la ricerca di soluzioni terapeutiche su misura per entrambi i sessi rappresentano una sfida ancora aperta.