Pensioni, salta tutto: 44.000 persone restano 3 mesi senza un euro | Firmato l’accordo, è già tardi

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Pensione (Canva) – noralizzatore.it

L’accordo sulle pensioni, tanto atteso, si è rivelato una trappola per migliaia di lavoratori.

Un ritardo di tre mesi nell’erogazione degli assegni previdenziali lascia 44.000 persone senza un euro.

La firma dell’accordo, giunta troppo tardi, non ha scongiurato il disastro.

La situazione è critica, con lavoratori che si trovano in un limbo economico, la rabbia e la frustrazione crescono, mentre il futuro previdenziale si fa sempre più incerto.

La promessa di una pensione, frutto di anni di sacrifici, si infrange contro la dura realtà di un accordo tradito. Continua a leggere per scoprirne di più.

Un sistema sempre più squilibrato

Il sistema pensionistico italiano si trova di fronte a una crisi che rischia di lasciare senza tutele e senza reddito oltre 44.000 lavoratori a partire dal 2027. L’allarme, lanciato dall’Osservatorio Previdenza della CGIL, mette in luce una falla nel meccanismo previdenziale nazionale, con gravi conseguenze per chi ha aderito a misure di uscita anticipata dal lavoro. Il problema principale risiede nell’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici all’aumento della speranza di vita. Una modifica che, sebbene possa sembrare tecnica, si traduce in un dramma concreto per migliaia di lavoratori. In particolare, coloro che hanno optato per l’isopensione, il contratto di espansione o i fondi di solidarietà bilaterali si troveranno a fronteggiare un vuoto di tre mesi, dal 1° gennaio 2027, in cui non percepiranno né assegno pensionistico né copertura contributiva.

19.200 lavoratori in isopensione e 4.000 aderenti al contratto di espansione rischiano di rimanere scoperti.
A questi si aggiungono 21.000 lavoratori che hanno lasciato il lavoro tramite i fondi di solidarietà bilaterali.
Complessivamente, oltre 44.000 persone si troveranno in una situazione di limbo, senza reddito e senza contributi.
Il 2027 come spartiacque. L’anno 2027 rappresenta un punto di svolta critico: in assenza di interventi legislativi, i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata aumenteranno di tre mesi, passando da 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) a 43 anni e 1 mese (42 anni e 1 mese per le lavoratrici). Anche l’età per la pensione di vecchiaia salirà da 67 a 67 anni e 3 mesi.

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Lavoratore disperato (freepik) – moralizzatore.it

L’appello dei sindacati

La situazione è aggravata da un sistema che, secondo la CGIL, sta già producendo effetti distorsivi, soprattutto per le giovani generazioni. Queste ultime si trovano a dover posticipare l’uscita dal lavoro e a fare i conti con pensioni sempre più basse. Inoltre, oltre la metà delle pensioni in vigore (53,5%) è inferiore ai 750 euro mensili, con una situazione particolarmente critica per le donne.

Il sindacato chiede quidni una riforma strutturale del sistema pensionistico italiano, che garantisca pensioni dignitose e adeguate, con particolare attenzione ai soggetti più fragili.