Addio pensione, ne dà il triste annuncio l’INPS: è ufficiale | Neanche a 90 anni ci andate

Addio pensione, ne dà il triste annuncio l'INPS: è ufficiale
Anziano preoccupato per la pensione (freepik) – moralizzatore.it

Un problema urgente che merita attenzione politica e sociale, riguarda milioni di lavoratori che, pur avendo contribuito al sistema, rischiano di non ricevere nulla in cambio.

Arriva all’improvviso, ma in fondo ce lo aspettavamo un po’ tutti. L’INPS ancora una volta fa l’ennesima beffa: la pensione non esiste più. 

Con l’aumento dell’aspettativa di vita, dei tassi di disoccupazione giovanile, la pensione sembra non essere più un traguardo lavorativo.

Gli italiani, da nord a sud, hanno già abbandonato ogni speranza di vedersi mai arrivare un cedolino pensionistico.

Si comincia a lavorare a 18 anni per non finire più, bisogna lavorare anche nella prossima vita?

L’INPS toglie la pensione

Il lavoro nobilita l’uomo, ma sembra che l’Inps voglia renderci nobili fino al trapasso. Il nuovo piano pensionistico prevede un sistema in cui gli anni di lavoro non sono mai abbastanza. Nel frattempo, si moltiplicano le iniziative alternative, per provvedere a costruire autonomamente un fondo pensione.

Il sistema non regge più, il paradosso del sistema è evidente: la previdenza sociale, nata per sostenere economicamente i cittadini nella vecchiaia, oggi impone barriere rigide che rischiano di escludere proprio i più fragili. Chi ha carriere discontinue non riesce a raggiungere i requisiti minimi, e i contributi versati, magari con sacrificio, diventano inutilizzabili.

Addio pensione, ne dà il triste annuncio l'INPS: è ufficiale
Anziana preoccupato per la pensione (freepik) – moralizzatore.it

La previdenza che non tutela

Il sistema pensionistico italiano, nel corso degli anni, ha subito profonde trasformazioni, con l’obiettivo di garantire sostenibilità e adeguatezza. Oggi ci troviamo davanti a una realtà frammentata, dove i lavoratori si dividono in tre categorie ben distinte: chi ha un’unica via per la pensione, chi ha più opzioni e chi, pur avendo versato dei contributi, non riuscirà mai ad accedere a una pensione. Una prima fascia di lavoratori è composta da chi ha maturato solo i requisiti per una specifica formula di pensionamento. Questo è il caso, ad esempio, dei “contributivi puri”, coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, che possono accedere alla pensione anticipata a 64 anni, ma solo se rispettano due condizioni: almeno 20 anni di contributi e un importo maturato pari ad almeno tre volte l’assegno sociale, ovvero circa 1.616 euro lordi al mese nel 2025. Chi non raggiunge questo importo dovrà aspettare i 67 anni per la pensione di vecchiaia, a condizione però che l’importo sia di almeno 538 euro lordi mensili.

Alcuni lavoratori, più fortunati, rientrano nella fascia “ibrida”: hanno iniziato a lavorare prima del 1996 ma hanno anche periodi contributivi successivi. In questo caso, non sono più considerati “contributivi puri”, e quindi possono accedere a regole più flessibili. A 67 anni, per esempio, anche con un assegno inferiore a 538 euro, possono usufruire dell’integrazione al minimo, una misura che permette di raggiungere comunque un reddito dignitoso in vecchiaia. Il gruppo più penalizzato è quello invisibile, ma numeroso: chi ha versato contributi senza mai maturare i requisiti minimi. La legge italiana richiede almeno 20 anni di contributi obbligatori per poter accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni, a meno che non si rientri nella categoria dei contributivi puri. In questo secondo caso, esiste un’ultima ancora di salvezza: la pensione a 71 anni con almeno 5 anni di contributi. Ma attenzione: questa possibilità è riservata solo ai “contributivi puri”. Chi ha anche un solo contributo versato prima del 1996 ne è escluso e dovrà raggiungere comunque i 20 anni di contributi, anche se ha più di 70 anni.